venerdì 23 ottobre 2009

Frontiere fisiche e virtuali

Il bello delle storie di frontiera è che svelano l'esistenza nascosta di una moltitudine di contrasti ai quali spesso non pensiamo e dei quali non ci rendiamo conto. La vita è un continuo confronto con le proprie frontiere. Benché il discorso possa sembrare generale e astratto, mi sono ispirato a delle mie esperienze personali e concrete. Una volta essendomi recato in Svizzera con la mia fidanzata per visitare il lago di Lugano, mi accingevo a oltrepassare la frontiera Svizzera ormai apparentemente una formalità dopo l'entrata in vigore dell'accordo di Schengen. Mentre eravamo in coda, aspettando il nostro turno, mi prese subito una certa apprensione nell'osservare la guardia che controllava ogni vettura con molta attenzione prima di acconsentire al suo transito in territorio svizzero. Ma perché preoccuparmi, se non avevo niente da nascondere? Analizzando meglio la mia apprensione, ho capito che l'ansia era dovuta alla situazione nella quale mi trovavo: il potere della guardia di frontiera sui poveri turisti, pendolari, persone comuni. Nella mente della guardia vi è una frontiera: tra la percezione della realtà e la realtà stessa. Ed io dal canto mio stavo per sperimentare questa frontiera, poco virtuale. Infatti al momento del mio turno, non so per quale ragione: forse la vettura, il mio aspetto o chissà cos'altro, ha fatto sì che la guardia decidesse di fermarmi per un accurato controllo doganale. Ero molto tranquillo poiché sapevo di essere in regola, al contrario invece il poliziotto era teso e mi guardava con sospetto. Il limite tra ciò che era considerato normale e non pericoloso fu presto superato da una sospettosa patente monegasca,e un ancor più pericoloso residente monegasco e una terribile macchina italiana con a bordo addirittura un passeggero francese. Ecco la frontiera della normalità nella mente del poliziotto era stata infranta: nasceva il sospetto, vi potevano essere le prove. La guardia ci lasciò in attesa per alcuni controlli di routine. In quel momento io mi rilassai finalmente poiché sapevo che l'accertamento avrebbe infranto la frontiera nella mente del poliziotto tra immaginazione e realtà: sarei risultato assolutamente in regola. Questa certezza mi permetteva di non subire la classica apprensione che si prova durante i controlli doganali. Poco dopo infatti col sorriso sulle labbra ho recuperato i miei documenti e ho ripreso la mia strada. Infatti se non si infrange la frontiera della legge, nessuna frontiera può dare noia.

Paolo Rotelli

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