domenica 27 settembre 2009

Una questione di codici

A volte, ci si può sentire come un stranieri nel proprio paese e tra persone della propria età. Quando sono entrata nella mia classe di preparazione al concorso, era la mia impressione. Sentivo la gente parlare, racontare la propria vita e pensavo davvero di essere in un altro mondo. Prima, erano tutti o quasi degli ottimi musicisti e alcuni addirittura alunni del conservatorio. Io, non sapevo nemmeno suonare il flauto.
Dopo, parlavano tutta la giornatà di libri che non conoscevo e che a loro sembravano familiari come fiabe per i bambini.
Anche loro non capivano il mio mondo. Abitavo lontano dal liceo e i tragitti in bus mi stancavano. Quando mi sono confidata a una professoressa mi ha giusto risposto : " Va bene, puoi riposarti nel bus e lavorare subito quando entri a casa tua." Lei non ha mai preso il bus se pensa che sia riposante, mi son detta.
Più tardi, grazie alla sociologia, ho capito. La frontiera che avevo passato entrando là era una frontiera sociale e culturale, quella tra cultura legittima e "cultura bassa" come dice P. Bourdieu e non potevo capirla all'inizio. È come la storia di quello che beve l'acqua per sciacquare i denti al ristorante: è tutta una questione di codici.

1 commento:

  1. Il tuo testo è bellissimo...e tanto vero...ma i codici, una volta capito come funzionano, diventano leggere bolle di sapone...

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